Raccontare storie è la sua missione. Ha cominciato poco più che adolescente, partendo da Bassano alla volta di Roma per andare a bottega dai migliori professionisti. Ha lavorato con personaggi come lo sceneggiatore di Fellini, Tullio Pinelli, e quello di Sordi, Rodolfo Sonego, e con Ugo Pirro, premio Oscar. Il suo mestiere è diventato costruire trame apprezzate in tivù da un pubblico molto vasto: da Carabinieri a Linda e il brigadiere, da Il bello delle donne a Caterina e le sue figlie, fino ai recentissimi Al di là del lago e Angeli e diamanti. Luigi Spagnol giacché di lui si tratta si è cimentato poi con teatro e radio, passando per il cinema con due opere scritte e dirette. Ha pubblicato cinque romanzi: La decima sinfonia (1985, Rusconi), La camera d’ambra (1989, Bariletti), La sera del mondo (1990, Bariletti), La Signora della Notte (2009, Piemme, uscito in edizione economica ad agosto), I Santi di Satana, da poco nelle librerie sempre per Piemme e accompagnato da un impattante book trailer visibile su YouTube. Partiamo da qui. Chi sono i Santi di Satana? René Guenon, grande studioso di esoterismo, diceva che colui che giunge per vie illecite a una certa soglia sarà respinto, fermamente e per sempre. Tale interdizione farà di lui un sâhir, un mago, uno stregone. I santi di Satana sono dei controiniziati, degli asceti votati al male anziché al bene, una élite dedita a pratiche sciamaniche di natura demoniaca. Nel romanzo sono coalizzati in una potente confraternita, diffusa capillarmente in tutto il pianeta, la cui missione è di portare l’inferno in terra. Come è nata l’idea di creare una coppia di protagonisti così improbabili, Pietro Rodano, mafioso della Sacra Corona Unita, e Alvise Prosdocimi, docente di storia delle religioni? Perché secondo lei funzionano assieme? Il professore è tracagnotto, bruttino, fervente cattolico e perseguitato da una madre simpaticamente ossessiva. Il mafioso, affascinante, virile, è invece un tipo dalle maniere spicce. Basterebbe questo, credo, a farci intuire che ci troviamo di fronte alla “coppia perfetta”, cioè a quel tipo di coppia formata, in cinema come in letteratura, da personaggi agli antipodi, capaci di portare un tocco di leggerezza, commedia e ironia in storie anche molto forti e dai plot intricati. Parliamo di due investigatori per caso, di due antieroi, non di professionisti della detection. Non volevo due 007 ma dei personaggi il più possibile simili a noi, che fanno quello che faremmo noi, pur trovandosi al centro di complotti planetari. Le figure femminili hanno un ruolo centrale nei suoi libri. Anche se apparentemente defilate, sono loro a far correre la storia, come la madre astuta e petulante di Prosdocimi e l’effervescente giovane figlia di Rodano. Così come lo storico e il mafioso si completano a vicenda, le “loro donne”, la madre e la figlia, hanno una funzione di complementarità, anche se poi si ritagliano uno spazio autonomo. Se da un lato contribuiscono a definire meglio il carattere dei protagonisti, dall’altro ci è subito chiaro che a ogni loro apparizione si abbatterà sui congiunti una valanga di guai. La trama per me viene sempre dopo i personaggi, con le loro fragilità, le loro goffaggini, le loro contraddizioni. Il fattore umano, per scrivere un buon romanzo, è tutto. Il finale del libro è aperto, lascia intendere un’altra possibile crisi planetaria. I nostri eroi salveranno il mondo per la terza volta? Questo dipenderà dall’affetto che dimostreranno loro i lettori. Direi che Alvise Prosdocimi e Pietro Rodano sono interamente nelle loro mani. Prossimi progetti? A parte una serie televisiva di respiro internazionale e due film come sceneggiatore, i due progetti a cui tengo di più, il mio nuovo romanzo e un film che dirigerò, sono entrambi ambientati in Veneto. Il film, probabilmente, nel Vicentino. Si tratta di un thriller incentrato su una serie di delitti rituali che avvengono durante il periodo della vendemmia. Conto di realizzarlo con dei produttori cinematografici di una certa caratura, e il contributo di imprenditori e organismi locali.
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